Stablecoin: perché tutti ne parlano

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28 agosto 2025 - Staff

Dalla crescita dei volumi di scambio alle iniziative di governi e aziende: le stablecoin sono sempre più protagoniste nel mondo cripto

Milano, 28 Agosto 2025 - Le stablecoin sono sempre più centrali nel mondo cripto. Il Genius Act, firmato da Donald Trump il 7 luglio, ha introdotto per la prima volta una regolamentazione chiara per questi crypto-asset negli Stati Uniti, segnando un passaggio cruciale verso la loro istituzionalizzazione. Mentre governi, aziende e big tech si muovono per adottare o per emettere le proprie stablecoin, questi crypto-asset si stanno affermando come uno degli strumenti chiave della nuova finanza digitale.

Stablecoin: cosa sono e come funzionano

Una stablecoin è una cripto progettata per mantenere un valore stabile nel tempo, limitando così la volatilità tipica degli asset digitali come Bitcoin. È quindi un asset non speculativo, pensato per offrire affidabilità e continuità d’uso sia come mezzo di pagamento sia come riserva di valore.

La stabilità viene ottenuta ancorando la stablecoin a un asset di riferimento, che può essere:

  • una valuta tradizionale (come il dollaro statunitense),
  • una materia prima (come il petrolio),
  • un metallo prezioso (come l’oro).

Questo ancoraggio è garantito da riserve reali detenute dall’emittente e, in alcuni casi, da algoritmi che regolano dinamicamente l’equilibrio tra domanda e offerta per mantenere il valore stabile.

La motivazione dietro al successo delle stablecoin è quindi quello di poter essere un asset digitale che unisce l’affidabilità delle valute fiat a quella della tecnologia blockchain: ecco perché le stablecoin stanno diventando uno strumento sempre più apprezzato da utenti, aziende e istituzioni.

Il caso Tether e la dollarizzazione

La stablecoin più diffusa al momento è Tether (USDT). Ogni token USDT rappresenta 1 dollaro statunitense dato che, al momento dell’acquisto, l’equivalente in valuta fiat viene depositato presso le casse della società Tether al momento dell’acquisto. Questo meccanismo assicura che ogni token sia effettivamente supportato da una riserva, rafforzando la fiducia degli utenti.

L’utilizzo di Tether ha superato i confini del trading cripto, diventando un mezzo di scambio alternativo in contesti in cui le valute locali sono instabili o soggette a svalutazione. In molti paesi emergenti, Tether si è imposto come strumento per proteggere il potere d’acquisto, favorendo di fatto un processo di dollarizzazione digitale dei paesi in via di sviluppo.

Uno dei fattori chiave di questo successo è la rapidità e l’efficienza dei pagamenti: con Tether è possibile trasferire fondi in tempo reale da un paese all’altro, senza intermediari bancari e senza costi aggiuntivi.

Oggi Tether risulta essere il settimo maggiore detentore di titoli del Tesoro americano: un fatto che sottolinea il legame crescente tra questo crypto-asset e la stabilità economica degli Stati Uniti.

Stablecoin

Il Genius Act: l’America regolamenta le stablecoin

A fronte della crescente importanza delle stablecoin, l’amministrazione statunitense ha deciso di intervenire con un quadro normativo preciso. Il 18 luglio 2025, il presidente americano Donald Trump ha firmato il Genius Act, il primo provvedimento organico volto a regolare l’uso e l’emissione delle stablecoin nel paese.

La legge stabilisce principi di trasparenza, sicurezza e tutela degli utenti, tra cui:

  • il diritto alla self-custody, ovvero la possibilità di detenere direttamente le proprie stablecoin senza affidarsi a terzi;
  • l’obbligo di detenzione di riserve reali a copertura del valore emesso;
  • la priorità di rimborso per i detentori in caso di fallimento dell’emittente;
  • la pubblicazione di audit mensili delle riserve, con l’obbligo di verifica da parte di aziende terze ed indipendenti;
  • la possibilità per le autorità di bloccare stablecoin non conformi;
  • l’introduzione di normative antiriciclaggio e misure contro il finanziamento del terrorismo.

Con questo atto, l’amministrazione Trump ha voluto inviare un messaggio chiaro: le stablecoin non sono un fenomeno marginale, ma una componente strutturale della finanza futura, da disciplinare e integrare nel sistema.

Il provvedimento favorisce le stablecoin private, in quanto impone che siano collateralizzati da titoli del tesoro USA, nell’obiettivo di ridurre e rendere sostenibile il debito pubblico americano, oltre a spingere la sopra citata dollarizzazione indiretta dei paesi emergenti.

Inoltre, Trump ha firmato anche il Clarity Act, un provvedimento che, in modo simile al MiCar europeo, regolamenta gli operatori cripto.

Politica e cripto: il caso World Liberty Financial

L’attenzione dell’amministrazione statunitense verso le stablecoin non si esaurisce sul piano normativo. Parallelamente al Genius Act, che ne definisce un quadro regolatorio chiaro, si registrano anche iniziative che mostrano quanto questo strumento sia ormai entrato nell’agenda politica e imprenditoriale degli Stati Uniti.

Un esempio significativo è rappresentato dal lancio di una stablecoin, chiamata USD1, da parte della World Liberty Financial, società attiva nel settore cripto e riconducibile alla famiglia Trump.

L’iniziativa ha generato ampio dibattito, sollevando interrogativi sul possibile conflitto d’interessi tra attività private e incarichi istituzionali del presidente americano, rilanciando il tema della trasparenza nei rapporti tra mondo politico e industria degli asset digitali.

Pur al centro di polemiche, il caso World Liberty Financial evidenzia come le stablecoin non siano più semplicemente strumenti finanziari, ma asset strategici che si collocano tra innovazione tecnologica, dinamiche economiche e interessi politici di alto livello.

Stablecoin

La Corea del Sud apre al mercato delle stablecoin

Non solo gli Stati Uniti ma anche la Corea del Sud sta tracciando una propria strada sul fronte delle stablecoin. Il presidente Lee Jae-myung ha annunciato di voler introdurre un disegno di legge che punta a regolare e incentivare l’emissione di stablecoin da parte delle aziende locali.

Il provvedimento stabilisce che le società interessate potranno emettere stablecoin a patto di detenere un capitale minimo di 368.000 dollari. L’obiettivo è promuovere l’innovazione in ambito finanziario, ma con criteri prudenziali che garantiscano solidità e affidabilità.

Se approvata, la legge potrebbe fare della Corea del Sud uno dei primi paesi al mondo a creare un mercato stabile e regolato per l’emissione privata di stablecoin.

Dalle big tech alla finanza tradizionale: chi punta sulle stablecoin

L’interesse per le stablecoin non si limita ai governi: anche alcune tra le più grandi aziende al mondo stanno esplorando soluzioni basate su questi strumenti. Amazon e Walmart, ad esempio, stanno valutando la creazione di una propria stablecoin, garantita dal dollaro, per facilitare i pagamenti tra i loro clienti.

Anche Meta, dopo il fallimento del progetto Libra (poi Diem), sta valutando di integrare stablecoin esistenti come metodo di pagamento sulle proprie piattaforme, incluse Facebook, Instagram e WhatsApp.

Sul fronte finanziario, il Financial Times ha riportato che anche Fidelity, uno dei principali asset manager globali, starebbe valutando l’emissione di una propria stablecoin. Un segnale che il settore finanziario tradizionale è pronto a evolversi e ad integrare questi nuovi asset.

Stablecoin

Verso un futuro digitale: il ruolo strategico delle stablecoin

Le stablecoin sono sempre più al centro del dibattito cripto, grazie alla loro graduale affermazione come una delle colonne portanti della finanza digitale. Sono apprezzate per la loro stabilità, facilità d’uso e capacità di connettere mondo cripto e valute tradizionali.

Con l’avanzare della regolamentazione, l’ingresso di grandi aziende e il coinvolgimento diretto di attori politici, il loro ruolo è destinato a crescere. Non sono più semplici strumenti tecnici, ma asset strategici attorno a cui si giocano partite economiche, tecnologiche e geopolitiche.

Il futuro della finanza, in parte, passerà anche da qui.

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